La Commissione ha presentato una proposta per la modifica del Regolamento (CE) n° 539/2001 del Consiglio del 15 marzo 2001 che adotta l’elenco dei Paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all’atto dell’attraversamento delle frontiere esterne e l’elenco dei Paesi terzi i cui cittadini sono esentati da tale obbligo. 
 
Tale Regolamento è rilevante ai fini della protezione internazionale in quanto tutti i Paesi di origine della maggior parte dei richiedenti asilo in UE sono inseriti all’interno della c.d. “lista nera”, cioè la lista di quei Paesi i cui cittadini devono possedere un visto per entrare nell’area Schengen. 
Questo fatto, combinato con le misure nei confronti dei vettori (che sanzionano coloro che trasportano verso gli Stati Membri persone prive dei necessari documenti per entrare), fa sì che per coloro che intendano raggiungere l’Unione europea per chiedere protezione non restino altre vie che l’ingresso irregolare.

In sostanza, è chiaro, stiamo parlando del più potente mezzo usato dagli Stati per impedire l’ingresso di migranti e richiedenti asilo nel loro territorio.

La proposta della Commissione, tuttavia, non intacca minimamente questo aspetto (non avrebbe del resto avuto grande seguito presso il Consiglio….), concentrandosi invece soprattutto sulla possibilità di reintrodurre temporaneamente l’obbligo di visto per uno o più Paesi attualmente nella c.d. “lista bianca”, in caso di situazioni di emergenza. 
 
La reintroduzione dell’obbligo di visto non sarebbe automatica, ma a seguito di una valutazione e decisione della Commissione. Fra le cause che possono portare all’attivazione di questa “clausola di salvaguardia”, secondo la proposta della Commissione, vi è anche un improvviso aumento di almeno il 50% in un periodo di sei mesi (paragonato con il precedente semestre) del numero di domande di asilo presentate dai cittadini del paese terzo in questione e per cui il tasso di accoglimento è stato inferiore al 3% durante il precedente semestre. 

Benché la proposta non sia ovviamente diretta in maniera specifica verso un Paese terzo, è probabile che gli estensori avessero in mente i Paesi dei Balcani occidentali recentemente spostati dalla “lista nera” alla “lista bianca”. 
Nei confronti di questa liberalizzazione dei visti si sono infatti sollevate nei mesi scorsi diverse polemiche, soprattutto per l’incremento delle domande di asilo presentate da cittadini serbi, con esito negativo in prima istanza per la quasi totalità.

Un’altra modifica che rileva ai fini della protezione internazionale riguarda Regno Unito e Irlanda e deriva direttamente dal fatto che questi due Stati non partecipano alla cooperazione Schengen e dunque non sono vincolate dal Regolamento in questione. La proposta mira a colmare la lacuna, stabilendo che gli altri Stati Membri possono decidere su base individuale se richiedere o meno un visto ai rifugiati riconosciuti e agli apolidi residenti nel Regno Unito o in Irlanda e che volessero entrare nell’area Schengen.