Per la nostra rubrica sulle sentenze della Corte di Giustizia UE in materia di asilo pubblichiamo oggi l’analisi della decisione della Corte nel caso H.N. contro Minister for Justice, Equality and Law Reform. Si tratta di una sentenza abbastanza recente (8 maggio 2014) e, benché direttamente collegata alla particolare procedura di asilo irlandese, di sicuro interesse generale soprattutto nella parte in cui i giudici ricordano la necessità di una durata “non irragionevole” dell’esame di una domanda.

Come al solito, nelle righe che seguono pubblichiamo una breve introduzione alla nostra scheda, che è possibile scaricare integralmente dalla pagina del nostro sito dedicata alle sentenze della Corte di Giustizia UE.

Buona lettura!





Con questa richiesta di pronuncia pregiudiziale la Corte di Giustizia UE è stata chiamata a pronunciarsi sulla conformità con il diritto dell’Unione – la Direttiva qualifiche e il diritto a una buona amministrazione sancito dall’art. 41 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea – di una norma procedurale nazionale che subordina l’esame di una domanda di protezione sussidiaria al preventivo rigetto di una domanda volta al riconoscimento dello status di rifugiato

Si tratta di un caso legato al particolare sistema di asilo irlandese che prevede due distinte procedure, l’una per il riconoscimento dello status di rifugiato, l’altra per il riconoscimento della protezione sussidiaria, con quest’ultima che è azionabile soltanto dopo il rigetto della prima (si veda qui la nostra scheda-Paese sull’Irlanda).

La Corte conclude nel senso che non è incompatibile con il diritto UE che l’esame della domanda di protezione sussidiaria sia subordinato al previo rigetto della domanda volta a ottenere lo status di rifugiato, ma a due condizioni:

  1. che le domande possano essere presentate contemporaneamente;
  2. che tale procedura non comporti una durata irragionevole della procedura di esame della domanda di protezione sussidiaria (sulla ragionevolezza o meno la Corte lascia che siano i giudici nazionali a esprimersi)