A seguito di due visite realizzate in Italia fra settembre e dicembre 2010 (in particolare a Roma, Torino e Milano), il Consiglio Svizzero per i Rifugiati e l’organizzazione di sostegno legale norvegese Juss-Buss hanno pubblicato un rapporto sulla procedura di asilo e le condizioni di accoglienza in Italia. Le ragioni che hanno spinto le organizzazioni a scrivere questo monitoraggio risiedono nel fatto che, benché né Svizzera né Norvegia siano Stati Membri UE, entrambi sono membri associati per quanto riguarda gli accordi di Schengen e di Dublino e la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo che arrivano tanto in Norvegia quanto in Svizzera ha precedentemente transitato per l’Italia.
Queste le principali criticità individuate: 
  • i problemi più seri sorgono per coloro che sono titolari di protezione internazionale, la maggior parte dei quali è “messa in strada”, con un permesso di soggiorno che abilita al lavoro ma che è “inutile, poiché essi non sono in posizione di trovar
    [lo]”;
  • riguardo allo SPRAR, a dicembre 2010, appena 103 Comuni italiani su 8.094 facevano parte della rete nazionale e che la volontarietà su cui il sistema si basa è probabilmente la causa di questa scarsa partecipazione;
  • molte persone vulnerabili vivono in estrema povertà, in condizioni disumane, senza nessuna prospettiva di migliorare la propria condizione di vita.  
Il rapporto conclude che “gli standard italiani sono ben al di sotto degli standard dell’acquis europeo in materia di asilo sotto diversi punti di vista.
Di conseguenza, uno Stato che consideri di rinviare un richiedente asilo in Italia in ossequio al Sistema di Dublino è obbligato a valutare attentamente le condizioni che il richiedente asilo vi incontrerà dopo il trasferimento.