Con il post di oggi diamo il via a quella che auspichiamo possa diventare una serie di interventi sul blog Asilo in Europa di esperti che possono aiutarci a capire meglio il senso e la portata delle novità di cui via via diamo conto.


Nei giorni scorsi abbiamo scritto dell’approvazione da parte del Parlamento europeo di una serie di modifiche al Regolamento Frontex. Abbiamo anche scritto del rapporto di Human Rights WatchThe EU’s Dirty Hands“, che si esprime in termini molto duri nei confronti di Frontex e, in particolare, dell’operazione RABIT al confine fra Grecia e Turchia.


Su questo e altro abbiamo chiesto un parere ad Anneliese Baldaccini, responsabile del settore Asilo e Immigrazione di Amnesty International, Ufficio Istituzioni Europee, Bruxelles.





Intervista raccolta per Asilo in Europa da Pietro Tesoriero*


– Qual è in generale la posizione di Amnesty rispetto alle modifiche del Regolamento Frontex, approvate dal Parlamento europeo il 13 Settembre?


Amnesty ritiene che l’approvazione del nuovo regolamento di Frontex sia un passo avanti perché rende esplicito il quadro normativo applicabile a Frontex in materia di diritti umani e quindi riconosce che le operazioni e altre attività di Frontex possono avere un particolare impatto sui diritti fondamentali. Tuttavia c’è il rischio concreto che, per via della mancanza di un meccanismo indipendente per segnalare violazioni dei diritti umani durante le operazioni, la protezione sia riconosciuta solo sulla carta e che non sia effettiva nella prassi. Così come era stato previsto per le operazioni di rimpatrio congiunte, Amnesty International aveva chiesto che il nuovo regolamento prevedesse che tutte le operazioni Frontex venissero sottoposte a monitoraggio ma questo non è stato accolto dai legislatori.


– Il nuovo testo prevede un responsabile dei diritti umani e l’istituzione di un forum consultivo in materia di diritti umani, oltre all’obbligo per il Direttore esecutivo di sospendere o concludere una missione se ritiene che vi siano state violazioni gravi dei diritti umani. Ciò migliorerà il controllo sulle operazioni di Frontex?


Dubitiamo che il controllo previsto sia sufficiente. Il responsabile dei diritti umani non è una figura indipendente e non è previsto che partecipi alle operazioni o possa svolgere attività investigativa, quindi non si capisce come possa riscontrare e segnalare eventuali violazioni. Né il responsabile dei diritti umani, né il forum consultivo hanno alcun potere di fatto. L’obbligo per il direttore di sospendere o terminare un’operazione congiunta è in sé positivo ma è previsto solo in caso di violazioni gravi o continuate e comunque la portata di questa norma è incerta visto che Frontex ritiene di non avere nessun potere esecutivo o decisionale durante le operazioni, che si ascrivono agli Stati membri che ospitano l’operazione. Sarebbe stato più opportuno un obbligo a carico dell’Agenzia di valutare l’impatto sui diritti umani prima di poter intraprendere un’operazione congiunta, ma questo non è previsto.


– Human Rights Watch ha appena pubblicato un rapporto molto duro nei confronti dell’operazione RABIT al confine greco-turco. La Commissione europea ha reagito negando ogni responsabilità di Frontex. Qual è il parere di Amnesty a proposito?


Condividiamo in linea di massima l’analisi fatta da Human Rights Watch. Il loro rapporto mette in evidenza le lacune che continuano ad esserci nel quadro giuridico e che permettono, di fronte a gravi violazioni dei diritti umani, all’Agenzia e agli Stati membri che partecipano alle operazioni congiunte di eludere i propri obblighi. Frontex non può da una parte affermare la tolleranza zero per violazioni dei diritti umani e dall’altra coordinare operazioni che comportano connivenza con decisioni che risultano nel trattamento disumano e degradante degli immigrati in detenzione.


– Crede che un intervento simile (RABIT) possa essere realizzato anche nel Mar Mediterraneo?


I RABIT sono costituiti da ufficiali di frontiera degli Stati membri dispiegati da Frontex in tempi brevi quando si verifica una situazione eccezionale di cui non si aveva alcun preavviso. Sono più adatti per operazioni alle frontiere terrestri e aeree piuttosto che nell’ambiente marittimo dove oltre a uomini c’è necessità di dispiegare mezzi, navi, aerei, etc. che non si reperiscono in tempi brevi. Tuttavia, con la nuova disposizione del Regolamento secondo cui Frontex può acquistare ed essere co-proprietario di attrezzature tecniche, come pattugliatori costieri o veicoli, la situazione potrebbe cambiare in futuro.


– Il nuovo regolamento migliorerà la situazione dal punto di vista della chiarezza nell’individuazione della responsabilità degli agenti dispiegati nelle missioni?


Purtroppo si è persa un’occasione per fare chiarezza su questo punto. E’ importante che, nelle operazioni che vengono intraprese, si accertino meglio le responsabilità legali di Frontex stessa, oltre a quelle degli Stati membri. In ogni caso, dovrebbe essere possibile impugnare le pratiche potenzialmente illegittime dell’Agenzia di fronte alla Corte di Giustizia dell’Unione europea che, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ha acquisito un nuovo potere di controllo di legittimità sugli atti degli organi, o organismi dell’Unione destinati a produrre effetti giuridici nei confronti di terzi.




* Pietro Tesoriero è amico e collaboratore del blog Asilo in Europa e lavora nella sezione legale dell’ECRE

 Vai alla nota di Amnesty International ed ECRE sulla proposta della Commissione di modifica del Regolamento Frontex