In attesa di pubblicare (a breve) la nostra analisi sulle molte novità di questi giorni, oggi ci dedichiamo alla rubrica Asylum Scholar.

Lo facciamo con una tesi di Federica Molossi, dal titolo “L’evoluzione del non-refoulement nel tempo. Controlli extra-territoriali e accesso alla protezione.
Come al solito, nelle prossime righe pubblichiamo un breve abstract scritto dalla stessa autrice, rimandando alla pagina dedicata del nostro sito chi volesse scaricare la tesi completa (e tutte le altre tesi che ci avete inviato finora). 

Continuate a inviarci i vostri elaborati!
Buona lettura.




L’evoluzione del non-refoulement nel tempo.
Controlli extra-territoriali e accesso alla protezione.
di Federica Molossi

Il presente lavoro intende indagare i meccanismi di garanzia del divieto di refoulement e le strategie che parallelamente gli Stati nazione hanno elaborato nel corso del tempo per eluderlo.
Il primo capitolo analizza come il divieto di refoulement venga assicurato a livello di diritto internazionale, sottolineando come la sua portata sia stata ampliata da altre convenzioni internazionali e regionali.
Il secondo capitolo prende in esame lo strumento che maggiormente ha contribuito all’evoluzione del principio di non-refoulement nel tempo: la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. In particolare vengono analizzate alcune sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo che coinvolgono tale principio, a dimostrazione del fatto che ogni norma si incarna e modella a seconda delle circostanze temporali e spaziali nella quale viene applicata.
L’ultimo capitolo prende in considerazione il secondo filo conduttore del presente lavoro, ovvero le strategie di elusione da parte degli Stati nazione dell’obbligo di non-refoulement, meccanismi che si concretizzano principalmente nella pratica di esternalizzazione dei controlli delle frontiere. Infine viene dedicato un focus alla situazione italiana, in quanto esempio emblematico in Europa di queste
pratiche.
Il lavoro si conclude con un inciso sulle vicende che nel 2014 hanno coinvolto l’isola di Lampedusa e sul dibattito che esse hanno sviluppato in seno alle organizzazioni della società civile e di tutela dei diritti umani. Le proposte da quest’ultime avanzate vorrebbero evitare che il bisogno di protezione di molte persone che attraversano il Mediterraneo si concluda in un viaggio della morte e
stimolano inoltre, una riflessione sull’accesso alla protezione nei termini di un “diritto ad avere diritti”.

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